Cerco di spiegare meglio il concetto. Seguitemi nel ragionamento contorto.
Inizio col dire che non intendevo ciò che ha scritto esse.
Pensate alla lettere come oggetto composto da due livelli: uno formale nel senso di forma, materia sotto gli occhi di tutti: la lettere cosi come si vede insomma.
L'altro livello é il livello ideale: ogni lettera ha dei tratti che la rendono unica, a cui il livello formale deve tendere per far si che quella lettera sia se stessa.
É in questo contesto che affermo che il livello ideale esige che quello formale tenda ad esso. Probabilmente i due livelli coincidono con i segni dei font chiari e trasparenti universalmente conosciuti (da notare che si parla del nostro alfabeto). Quando divergono é perché stiamo parlando di writing come evoluzione formale (non semantica) della lettera.
Divergono ma c'è SEMPRE quel nesso tra forma e idea per cui riusciamo a capire che una lettera é se stessa.
Quindi di fatto é l'opposto che ha detto esse: una lettera "morbida" può essere formalmente l'esatto opposto: deve però seguire quei tratti ideali che la facciano comprendere a tutti (o meglio chi ha abbastanza esercizio per comprenderla).
Diciamo che é un diverso significato della denominazione "filosofia delle lettere".
Spero di essermi spiegato meglio!
PS: Sia chiaro: ognuno ha il suo approccio al writing.
Ognuno può preoccuparsi di tutta la disquisizione secolare de "arte o non arte". Io mi interesso da molto anche di questi punti di vista. Voi potete dirmi liberamente "si tratta solo di scrivere su un foglio". Ma per me é altro, é "oltre" a questo